porto di san vito lo capo - no marine resort

San Vito Lo Capo, perla o porto del Mediterraneo?

Un nostro associato ci ha pungolato col meme di una donna che dorme con la testa riversa sul cuscino. Un modo per chiederci, con simpatica ironia, se il Comitato avesse preso o meno una posizione in merito al progetto del porto presentato il 23 marzo u.s. dal Dr. Ing. Elio Ciralli presso il nostro Teatro comunale.

Ne hanno parlato tutti, e in tutte le sedi virtualmente possibili, anche molti di noi si sono espressi personalmente e singolarmente al di fuori del Comitato.
Per questo motivo, forse, e lo diciamo subito, non v’è alcun valore aggiunto al dibattito di questi giorni, da parte nostra, che non sia la semplice stabile ed ininterrotta presenza sulle questioni che attengono il nostro mare.

Quale posizione? Se c’è una posizione che merita d’esser presa, a nostro avviso, è quella che sta potenzialmente dalla parte del progetto, se non altro da un punto di vista infrastrutturale.

PERCHÉ?

  • Perché sulla base di ciò che è stato prospettato, e quindi sulla base dei pochi (forse troppo pochi) e semplici elementi riportati dall’Ing. Ciralli – il quale ha giustamente utilizzato un linguaggio chiaro e comprensibile a tutti noi – non ravvediamo motivi di allarme sotto il profilo dell’impatto ambientale dell’opera in sé. Anzi, siamo lieti di guardare al futuro con un pizzico di innovazione ed internazionalità.
  • Perché se delle falle progettuali vi sono, o se si mostreranno in futuro, presumiamo che lo stato dell’arte consentirà di superarle. Il progetto è in una fase meramente embrionale.
  • Perché potrebbe esserci una possibilità che la progettazione del porto passi dai fondi del Pnrr.

È noto a tutti che molti concittadini hanno espresso dubbi e perplessità su degli aspetti tecnici (impatto sulle correnti, imboccatura del porto, ecc..) che per ovvie ragioni non siamo in grado di esporre.
I dubbi riguardano fatti, memorie e circostanze che sarebbe stato interessante porre al termine della presentazione dell’ing.Ciralli e che, in mancanza, ci auguriamo potranno essere ascoltate nelle sedi opportune.

Ma, cosa più importante, il nostro auspicio è che le linee guida dell’immaginando porto possano essere stilate, quando sarà il momento, di concerto con tutti gli attori del territorio, fino ad oggi chiamati solo ad ascoltare, così da scongiurare derive anacronistiche già note a San Vito Lo Capo.

DAL PUNTO DI VISTA UMANO E POLITICO

Ci siamo seduti in teatro con la speranza nel cuore e tutta l’apertura possibile rispetto ad un progetto che è arrivato (a noi) inaspettato.
Abbiamo accolto il superamento dell’idea dei “pennelli” (o strutture simili) che avrebbero potuto deturpare la nostra baia.

Ci ha cullati la locuzione “perla del mediterraneo”, ammaliati l’unicità della nostra “pocket beach”, ci siamo saziati di “sostenibilità”, abbiamo spasimato per la “sustainability” ingegneristica del progetto.
Una terminologia rassicurante, confortevole e confortante durante la quasi totalità della presentazione.

Ma dal conforto green al caliginoso greenwhashing il passo è breve e l’incertezza, accompagnata dalle consuete domande, ha iniziato infine ad assalirci.

Domande che, ci teniamo a dirlo, non attengono al progetto del porto in quanto tale ma a COME questo porto si intenderà utilizzare quando (e se) verrà realizzato.

Un giorno, magari, dopo aver risposto alle nostre domande sul Piano Regolatore ed a quelle sui campi di Padel, la nostra amministrazione riterrà opportuno rispondere alle proprie cittadine ed ai cittadini che ancora una volta viaggiano sul binario del dialogo.

Come ritiene la nostra amministrazione di contemperare le esigenze di sostenibilità ambientale (le stesse esigenze che, ingegneristicamente, verrebbero soddisfatte da scelte come il riutilizzo dei materiali) e di integrità del tessuto socio-economico, tanto sciorinate durante la presentazione, con l’ipotizzato aumento dei flussi su San Vito Lo Capo?

PARLIAMO DEI FLUSSI IN ARRIVO VIA MARE.

Ci pare ovvio che un ingegnere esponga il ventaglio delle potenzialità di una infrastruttura che egli stesso va a progettare.
A lui non è richiesto di stabilire l’indirizzo politico-economico di un territorio.
Meno ovvio ci pare che un Sindaco oppure un’Amministrazione non chiarisca una volta per tutte quale futuro vede per San Vito Lo Capo.
Non ci bastano le parole “basso impatto”, “ambiente” e “natura” per soddisfare la sete di risposte.

Vorremmo chiarezza sul punto: ritiene la nostra Amministrazione che un aumento dei flussi, in particolar modo in arrivo via mare, sia auspicabile per San Vito Lo Capo? E, se si, che genere di flussi? Trasporti di linea? Diporto? Crociere? Oppure nulla di tutto ciò.

La domanda può apparire scontata, ma noi l’abbiamo già fatta qui, e dal 2019 ribadiamo il concetto per cui il benessere, oggi, nel 2022!, non può più misurarsi in termini di “assalto” ai luoghi.

Porto di San Vito Lo Capo

Come si concilia la stessa “sostenibilità” ambientale di cui il nostro paese si picca, con scenari del tipo: “una cospicua flotta di imbarcazioni fino al super yacht”? Che cosa significa, concretamente “guardare lontano”?

Perché, francamente, la possibilità di “arrivare dal centro di Palermo a San Vito Lo Capo in un attimo”, per riportare una delle espressioni ascoltato a teatro, magari con un idrovolante, ci pare più un quadro anni ‘80 che una prospettiva di sviluppo socio economico improntata alla sostenibilità dei flussi ed al passo coi tempi.

San Vito Lo Capo non ha bisogno di essere raggiunta velocemente e immediatamente, via mare, via terra o per altre vie. Ne è testimone la storia della nostra Riserva dello Zingaro, ne siamo testimoni noi e la nostra fortuna. 

Se pensiamo a San Vito Lo Capo come una Gran Canaria siamo fuori moda, siamo completamente in ritardo rispetto a un mondo del turismo che offre località ed esperienze sempre più uniche, sempre più autentiche, sempre più protette dall’assalto. 

San Vito è la nostra perla, la spiaggia il nostro oro, il porto – proporzionato e dimensionato nella foggia e nell’uso – il corallo.
Tre valori inestimabili.
La responsabilità che non diventi un sasso indorato è tutta nostra.

 

Le foto sono Chicco Fumagalli.

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